L’angolo delle curiosità: Pier Paolo Pasolini

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So che in me ci sono duemila anni di Cristianesimo; io con i miei avi ho costruito le chiese romaniche, e poi le chiese gotiche, e poi le chiese barocche: esse sono mio patrimonio, nel contenuto e nello stile. Sarei folle se negassi tale forza potente che è in me.  (Pier Paolo Pasolini)

  Pier Paolo Pasolini ha teorizzato che «la religione del nostro tempo» ha sostituito al monoteismo delle vecchie società religiose il politeismo materialistico degli oggetti di consumo elevati alla dignità di veri e propri idoli. Questo politeismo ha invaso e condizionato la nostra stessa esperienza erotica e vitale, del corpo individuale e di quello sociale.

Nel Pasolini corsaro, secondo lo psicanalista Massimo Recalcati «il monoteismo che sosteneva le società religiose e che affondava le sue radici nella potenza simbolica del Padre ha lasciato il posto al politeismo del mercato e alle nuove divinità pagane». L’uomo si è trasformato da suddito a consumatore secondo il poeta di Casarsa.

Amado mio è un romanzo di sapore ampiamente autobiografico, narrato in prima persona e in forma diaristica. Paolo, il narratore-protagonista, è un insegnante, renitente alla leva, negli anni della guerra, che si è rifugiato con la madre, maestra, in un piccolo paese del Friuli, identificabile con Casarsa, anche se Pasolini ne cambia il nome.  Paolo racconta la scoperta della sua omosessualità e soprattutto il suo amore per il quindicenne Nisiuti, visto come l’innocenza pura, incontaminato quanto i paesaggi della terra friulana, bello, delineato con grazia e delicatezza.

Pasolini ricercava, come Rousseau, i corpi non ancora corrotti dal progresso, i corpi naturali, prelinguistici, incontaminati, quelli dei contadini della terra friulana e dei giovani delle borgate romane. Il poeta di Casarsa cercava il “selvaggio” che non era stato ancora imborghesito dal conformismo, dall’industria culturale.

Walter Siti, uno dei più grandi scrittori italiani che ha vinto il Premio Strega (2013), è stato il curatore delle opere complete di Pier Paolo Pasolini.

Ecco ciò che ha scritto Pier Paolo Pasolini sulla solitudine: «Se dunque mi preparo a lottare, come posso, e con tutta la mia energia, contro ogni forma di terrore, è, in realtà, perché sono solo. Il mio non è qualunquismo, né indipendenza: è solitudine. I primi anni trascorsi a Roma sono stati difficilissimi perché sono stato proiettato in una realtà completamente nuova e inedita quale quelle delle borgate romane. Sono stati tempi di insicurezza, di povertà e di solitudine.

Bologna («con il rosso dei palazzi e dei tetti, in inverno col sole e la neve, l’aria barbaricamene azzurra sul cotto») è stata molto importante per Pasolini, che ne era innamorato. La riteneva la città italiana la più bella dopo Venezia.  Il periodo di vita trascorso a Bologna è stato molto importante per la formazione di Pier Paolo Pasolini che all’Università aveva potuto seguire gli appassionanti corsi di storia dell’arte del grande storico e critico d’arte Roberto Longhi. Nel 1945 Pasolini si è laureato nell’università di Bologna discutendo una tesi intitolata Antologia della lirica pasoliniana.

Per quanto riguarda i poveri Pasolini ha scritto: «Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere quel padrone senza diventare quel padrone. Poiché erano esclusi da tutto nessuno li aveva colonizzati». Per Pasolini il cinema era da considerare come la Bibbia dei poveri.

Per lo scrittore, poeta e regista Pier Paolo Pasolini «Un uomo medio è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista».

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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