L’angolo delle curiosità: Pier Paolo Pasolini

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La mia indipendenza che è la mia forza, implica la mia solitudine che è la mia debolezza. (Pier Paolo Pasolini)

          Pier Paolo Pasolini fu insegnante, nella periferia romana, per qualche anno, prima di affermarsi come scrittore. Il poeta friulano trattenne con Franco Fortini e Leonardo Sciacca un dialogo tra intellettuali che credevano nell’educazione civica e scolastica. Il capolavoro pedagogico di Pasolini è stata la lettera a Gennariello (poi in Lettere luterane), un trattatello pedagogico, purtroppo incompiuto, scritto intorno al 1975, di cui resta abbastanza per apprezzarne l’ardire e la profondità. Il Gennarello che Pier Paolo immagina è un ragazzo napoletano non proletario, piuttosto piccolo-borghese.

          Pasolini considerava Theodor Dreyer il proprio regista ideale, maestro di cinema cui egli si ispirava e tra le sue carte è stata ritrovata la versione inglese della bozza della sceneggiatura di Dreyer per una Medea non realizzata, a cui Pasolini si ispirò per molte scene per il suo film del 1969 (la cui protagonista principale fu Maria Callas).

          I Turchi in Friuli è un dramma scritto da Pasolini nel 1944 e pubblicato per la prima volta solo nel 1976, un anno dopo la sua morte. È un atto unico scritto in friulano durante i mesi della Seconda guerra mondiale, quando il poeta era sfollato con la madre in una frazione di Casarsa. Il testo ha un andamento da “mistero”, tra tragedia greca e sacra rappresentazione, e risente di diverse sollecitazioni. Il dramma pasoliniano contiene molti dei temi della sua futura opera e della sua maturità: l’inquieta fede religiosa (che porterà l’autore a più di una polemica con la Chiesa, un disperato desiderio di vivere unito a una oscura fascinazione nei confronti della morte, la volontà di azione e l’astrazione nella meditazione solitaria).

          Per Pasolini le donne ebbero una enorme importanza: la madre Susanna Colussi, innanzitutto, alla quale affidò il ruolo dell’Addolorata nel film il Vangelo secondo Matteo. Ma anche primedonne come Maria Callas (Medea nell’omonimo film), Laura Betti (che si definiva sua «moglie non carnale»), la giornalista Orina Fallaci, la poetessa Giovanna Bemporad e la scrittrice Dacia Maraini, con le quali ebbe amicizie molto profonde. Queste donne gli sono state vicine e sono state compagne di vita.

          Con la madre Pasolini ha avuto un legame simbiotico e si racconta che desiderava sentirla ogni giorno anche a costo di percorrere cinquanta chilometri, in Africa, per raggiungere un telefono pubblico per comunicare con lei.

          Pier Paolo Pasolini, secondo Eugenio Cappuccio, direttore del docufilm Le donne di Pasolini, è stato un uomo che è «un esempio monumentale di eroismo intellettuale» stroncato dall’agguato all’idroscalo di Ostia, un rivoluzionario della nostra cultura. Fece questa rivoluzione spezzando certe ipocrisie e mettendo in luce l’arroganza del potere, coniugando innovazione e conservazione. È stato un poeta civile che lottò contro la degenerazione e la perdita dei valori antichi, di cui vedeva le cause nella mutazione antropologica e nel genocidio culturale del suo tempo.

          Ha scritto Cesare Segre, (Verzuolo, 4 aprile 1928 – Milano, 16 marzo 2014) filologo, semiologo, ispanista e critico letterario italiano che «La fortissima sfaccettata personalità di Pasolini trova nella poesia uno strumento potente. Questo anche perché, abbastanza presto, il poeta si svincola da una concezione fondamentalmente lirica di questo genere letterario, e si abbandona alle possibilità della contaminazione; dei generi metrici, dei generi letterari, e anche delle possibilità della poesia stessa, che è per lui, contemporaneamente, nostalgia e progetto, confessione e proclamazione»

 

 

 

 

 

 

 


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