Le Magiche Atmosfere di Antonio Corpora. Poesie scritte con il colore

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Le magiche atmosfere di Antonio Corpora

Poesie scritte col colore

di Sergio Salvatori

Fin dall’inizio della sua esperienza artistica, Antonio Corpora ha vissuto da
protagonista i momenti fondamentali degli sviluppi della cultura contemporanea, dal
post-cubismo all’informale e oltre. Corpora nasce (1909) a Tunisi da genitori italiani.
Dopo un soggiorno a Firenze (1929), nell’anno successivo tiene la sua prima
personale a Palazzo Bardi, visitata solamente da un pittore, Ottone Rosai.
La sua educazione pittorica si forma nel clima della tradizione moderna, da Monet a
Cezanne, Picasso e Matisse. Si trasferisce (1931) a Parigi, dove frequenta attivamente
l’ambiente artistico. Conosce Leopold Zborowski, il poeta polacco scopritore di
Modigliani e mercante d’arte con galleria in Rue de Seine. Zborowski lo segue e lo
incoraggia. Corpora disegna e dipinge, ma molto tempo lo passa nelle gallerie e nei
Musei. Viaggia (1934) in Italia e si ferma prima a Venezia, poi a Milano, dove
incontra gli astrattisti del “Milione” e soprattutto Reggiani, Soldati, Ghiringhelli e
Fontana e, a Roma, espone alla Quadriennale. Enrico Emanuelli (1937) gli pubblica
sull’Ambrosiano, una serie di articoli sui suoi viaggi nel Mediterraneo. Si reca (1939)
a Roma, dove risiede qualche tempo, frequentando Renato Guttuso, Libero De
Libero, Giuseppe Capogrossi, Alberto Moravia, Ennio Flaiano, Mario Mafai, Franco
Gentilini, Pericle Fazzini, Angelo Savelli. Trascorre l’intero periodo bellico a Tunisi.
Nel ’45 è profugo a Roma, dove si stabilisce definitivamente e Guttuso gli offre il suo
studio. Partecipa (1946) con Guttuso, Monachesi, Fazzini e Turcato ad una mostra
alla galleria del Secolo, che dalla critica è ironicamente chiamato “neo-cubista”; tale
gruppo denuncerà il “provincialismo della cultura pittorica italiana”, allargandosi in
seguito (1947) nel Fronte Nuovo delle Arti” e, nel catalogo della prima mostra alla
galleria Milanese della “Spiga”, Guttuso scrisse: “Posso affermare che fummo
veramente pochi a capire il significato di quel che Corpora proponeva. Egli, africano,
è tra noi forse il più europeo”. Corpora provenendo da un lungo soggiorno a Parigi, lo
era effettivamente. E’ (1948) tra i promotori del “Gruppo degli Otto” e vince il
Premio dei giovani alla Biennale di Venezia. In seguito, sia (1951) gli viene
assegnato il Premio Parigi, sia (1956) Sala alla Biennale di Venezia, ottiene ancora un
altro Premio; così come nel ’60 e nel ’66. In America (1958) tiene la sua prima
personale alla galleria Kleeman di New York. Alla fine degli anni ’50, stringe una
fraterna amicizia con il critico più spregiudicato di Parigi, Pierre Restany.

Successivamente, (1968) vince il Primo Premio di pittura alla Biennale di Roma e del
Lazio. La sua attività espositiva continua incessante per tutti gli anni ’70 e ’80.
Antonio Corpora, è considerato il rappresentante più centrale di quella tendenza che,
nata tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta, fu battezzata da Lionello
Venturi come “astratto-concreta”, con una definizione che è rimasta particolarmente
rappresentativa. Augusta Monferini, spiega in un suo saggio intitolato “Gli itinerari di
Corpora”, come nasce questa definizione: “E’ proprio cercando tra gli scritti di
Corpora, su Corpora e sull’ambiente francese a cui Corpora era legato, che troviamo
le tracce della sua genesi. Lionello Venturi continua la Monferini, pubblica (1948) la
pittura contemporanea, dove parla della nuova pittura di Bazaine, Estève, Manessier e
altri, additandone la posizione come la più autentica novità dell’arte francese e
illustrandone così il processo creativo: “L’astrazione per loro è un mezzo e non uno
scopo; dall’astratto vogliono raggiungere il concreto. Hanno perciò limitato il campo
dell’arte, alla libertà dell’ardimento senza limiti, hanno preferito la certezza del loro
punto di partenza”. Ecco quindi descritto la caratteristica base di quella pittura e
spiegato la successione dei termini. …”. Il percorso espositivo ripercorre le diverse
tappe della sua vita: “Composizione”, l’opera (1935) dalla pennellata corposa, rileva
l’influenza del fauvismo, momento chiave e passaggio obbligato dell’arte moderna,
oltre che primo atto della rivoluzione artistica del nostro secolo. Il dipinto accorda
diverse forme geometriche, rettangolari, trapezoidali, triangolari, dai contorni
smussati definiti solo dal colore. Seguono (1952) “Alba”, dove la struttura
compositiva si apre nel suo valore segnico e il colore si espande come un raggio di
sole; e “Verde Spazio” (1955/56), elementi orizzontali che si oppongono ad elementi
verticali, in cui il colore produce una tensione della percezione. Laddove “Una volta
una fiaba” (1973/74), è attraversata da segni neri al centro dell’opera, che si stagliano
su una trama caratterizzata da leggere pennellate, sulle varie gradazioni del rosa. Il
titolo come ha scritto C. Vivaldi, ci indica: “Un tempo senza tempo ove tutto è
possibile “ … (C.Vivaldi, Roma 1986); le ultime due opere, “Composizione 1” e
“Composizione 2” (1987), esprimono lampi di colore e di poesia e testimoniano la
rinnovata innocenza dell’artista. Il 16 dicembre del 2003, Corpora ha ricevuto il
Premio Presidente della Repubblica dalle mani di Carlo Azeglio Ciampi, ed è stato
nominato accademico di San Luca. Guardando oggi l’opera di Corpora, nella
prospettiva che il tempo ci ha concesso, ci si accorge che risveglia in noi un’antica
sapienza, che insegna le forme dell’arte. Appare chiaro attraverso la composizione
dei suoi quadri, che come in un viaggio veniamo trasportati all’interno della pittura,
che testimonia un messaggio che per la sua autenticità, non potrà mai esaurirsi.

Corpora esprime il suo pensiero, senza che nella sua opera vi sia disordine, né
confusione, né alcunché di superfluo. Tutto appare naturale, egli da grande artista,
da grande poeta del colore, è riuscito ad esprimere tutte le passioni dell’anima.
Informazioni: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, conserva le sue opere,
al fine di ricordare lo stretto legame lavorativo e amichevole che egli ebbe con Palma
Bucarelli, (1942/1975) direttrice dello spazio espositivo capitolino.


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