” Quelle Foglie che Riecheggiano la Vita” di Luigi Menechelli

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Luigi Menichelli nasce a Latina, vive e opera a Roma.

Oltre che l’artista in lui vibra l’intensa spiritualità del “pittore dell’anima”, che ha uno sguardo poetico, capace di posarsi sulle cose trapassandole, vedendo oltre la superficie. Menichelli in fondo ci insegna a vedere oltre, ed è proprio questo mistero la chiave della sua arte.

Asciutto, disinibito, poetico: il linguaggio artistico di  Menichelli ricorda al contempo quello di un poeta e quello di un filosofo.

Le sue opere ci restituiscono intatto il suo mistero: la bellezza di un’arte, che nessuno si è mai stancato di indagare.

È fortemente espressionista, capace di manifestare le emozioni con colori contaminati, senza la mediazione di calcolo o ragionamento. In lui vive e “parla” l’innocenza di un mondo scomparso, di cui sente acuta la nostalgia.

Menichelli è la massima espressione dell’arte, rappresenta l’equilibrio perfetto tra idealismo e realismo.

Le sue opere suscitano una curiosità immediata.

Appaiono in bella vista, rubano la scena, con quei colori che appaiono morbidi al tatto e che sembrano essere state  ridipinte innumerevoli volte. L’insieme sembra evocare un senso di intimità e pace, una quiete domestica, familiare, ordinata.
Con ogni probabilità le sue opere tuttavia le riteneva un altro dei suoi tormentati schizzi preparatori.

Quasi doppiando la dinamicità delle forze scaturite da quella avanguardia, l’avventura umana di un movimento che prende su di sé il compito di elaborare, ugualmente il nuovo linguaggio dell’arte, basato su senso di rottura con il passato, necessita di uscire dagli schemi della tradizione, volontà di catalizzare ogni energia creativa disponibile per diffondere il rinnovamento.
Oltre che di questa attività, la vita continua evidentemente ad essere testimone del traffico artistico creatosi in seguito al palesarsi della spiccata inclinazione di Menichelli per il disegno e la pittura.
Fino alla sterzata che lo getta tra le braccia del futurismo, la cui lezione interpreta in maniera assolutamente personale, si coglie per intero l’intensità e lo spessore di questo uomo, già padrone della tecnica e consapevole della propria maturità critica.
In lui, il socialismo umanitario dal quale ha preso le mosse resta incollato alla base della vera missione dell’artista, impegnato a rappresentare la durezza del cammino umano e il moto stringente con cui vi si fronteggiano la vita e la morte.
Ritroviamo Luigi anche nelle sue opere che disegnano il ritratto più autentico dell’uomo, oltre che dell’artista. Vibra l’intensa spiritualità del “pittore dell’anima”, che aveva uno sguardo poetico, capace di posarsi sulle cose trapassandole, vedendo oltre la superficie.  In fondo tutte le sue opere indistintamente ci insegnano questo: a vedere oltre, ed è proprio questo mistero la chiave della sua arte.

Le stagioni non esistono, secondo Luigi Menichelli, sono solo degli attimi di mutamento. In questa splendida arte, contenuta nella sue opere l’artista riflette sulla concezione, in fondo tutta umana, del tempo che noi percepiamo come qualcosa di astratto e tuttavia misurabile. La nostra coscienza in verità, osserva Menichelli, proprio là, nel luogo dove esistono le emozioni e i sogni.
Egli procede quindi a smontare la concezione comune di“quattro stagioni”, scolpendo una a una nelle sue caratteristiche più proprie sino a dimostrare che ciascuna non è che un attimo di transizione, di mutamento nella grande e intricata trama della vita umana. Il ciclo della natura si ripete sempre uguale, a differenza di quello dell’uomo, ragione per cui ribadisce che il suo “sogno è altrove”, separato dalla ripetizione eterna del tempo.

Egli opera questa singolare scissione tra il tempo della vita e il ciclo delle stagioni che appare ancora più evidente nell’autunno, la stagione per eccellenza del mutamento, della transizione che possiamo osservare concretamente nelle tinte cangianti delle foglie, nel loro lento cadere dai rami.

Alessandra Trotta

(Giornalista e scrittrice)


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