L’Umbria sancisce la nascita della destra-centro. Dopo manovra ed Emilia può crollare tutto. Da non sottovalutare, però, “l’istinto di sopravvivenza”.

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Foto Stefano Cavicchi / lapresse 27/10/2019 Montefalco / Perugia politicaElezioni Umbria: Donatella Tesei presidente, Trionfo Salvini Nella Foto Donatella Tesei (Presidente Regione Umbri) a con Matteo Salvini in festaPhoto LaPresse - Stefano Cavicchi27th October 2019 Montefalco (PG) - ITANewsThe candidate of Right coalition at president of Umbria Region Donatella Tesei in the pic: Donatella Tesei and Matteo Salvini

E’ finita la prima repubblica. Ha ragione Ernesto Galli Della Loggia che stamane, sulle colonne del Corriere della Sera, attribuisce a queste elezioni regionali umbre un significato politico nazionale e, se volete, di portata storica.

L’avvocato di Volturara Appula, casualmente Premier, dimostra tutto il suo provincialismo e la sua inesperienza politica banalizzando il voto dei cittadini umbri. L’argomento è l’oggettiva dimensione della regione, piccolina, e l’irrilevanza sul piano nazionale di questa consultazione elettorale. La foto di Narni, però, plasticamente rappresentava una trasposizione della maggioranza “giallorossa” che governa il Paese con la candidatura del bravo albergatore Vincenzo Bianconi.

La batosta è  dovuta tanto allo scandalo sanità che ha travolto il Pd, quanto ad una alleanza di governo incapace di offrire risposte al Paese. Ad uscirne tramortito è il movimento di Beppe Grillo in perenne emorragia di consensi. Roberto D’Alimonte, analizzando i flussi elettorali, ha rilevato come il 39% degli elettori pentastellati siano rimasti a casa, rifugiandosi nel non voto. Una percentuale che farebbe tremare i polsi a chiunque eccetto a “Giggetto”, come è solito appellare Di Maio il suo ex compagno di Governo Matteo Salvini.

Il 14% degli elettori grillini ha votato la Lega, mentre il 9% il partito di Giorgia Meloni. Soltanto il 12% ha confermato la sua preferenza al M5S. Una fotografia impietosa della realtà politica. Il vero boom elettorale se lo gode Giorgia Meloni, con il suo 10,4% conquistato nelle contrade umbre. E’ pur vero che, storicamente, Alleanza Nazionale e quella certa destra han sempre avuto un radicamento fra gli umbri. Vedremo, quindi, se Fdi replicherà il successo in Emilia Romagna dove oggettivamente Meloni non può vantare una presenza considerevole.

Ieri, a taccuini chiusi, un autorevole esponente del Governo in quota Pd, sperava in una dilazione delle elezioni in Emilia Romagna, in teoria previste per il 26 gennaio. Spostarle a Marzo, per esempio, consentirebbe di offrire un po’ di ossigeno in più ad un esecutivo in affanno. Nel Palazzo c’è isteria. La sensazione che tutto possa franare se anche in Emilia si affermasse il centro-destra (anzi, la destra-centro) con il passare delle ore sta assumendo i contorni della certezza. Fra i divanetti di Montecitorio chi scrive, assieme ad Augusto Minzolini (vero principe dei cronisti parlamentari) ha potuto osservare come l’istinto di sopravvivenza dei parlamentari fosse già al lavoro. Un autorevole deputata mi fa :”Prima o poi dovremo chiedere a Piero Angela di fare una puntata sull’istinto di sopravvivenza dei parlamentari”. Battuta che, al netto dell’ironia, contiene un granello di verità.

Nel Pd c’è una spaccatura fra governisti (Franceschini, grande officiante dell’inciucio in perpetuum e l’ala Lotti-Guerini) e chi non sarebbe turbato da un ritorno alle urne (Zingaretti, non è un mistero, sarebbe andato volentieri a votare). Fatto sta che occorre fare la manovra, vedere cosa accadrà nell’Emilia rossa e soltanto poi assumere una decisione. Nei cinquestelle volano gli stracci: Di Maio giudica conclusa l’alleanza organica con i dem, i suoi vorrebbero che duri. Cosa faranno in Emilia i grillozzi? Qualcuno, a mezza bocca, sussurra che potrebbero non partecipare. Ed in effetti quella è una regione per loro simbolo di ascesa e declino: ve li ricordate Favia e Federica Salsi? Rispettivamente i primi fra Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna e Consiglio Comunale di Bologna. Beniamini lanciati nientemeno che dal capocomico e poi cacciati alla prima defezione.

L’odore del sangue comincia a farsi strada. L’unica certezza è che “l’istinto di sopravvivenza” degli onorevoli è più forte di qualsiasi crisi.


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.