Omaggio a un Maestro centenario: Edgar Morin

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La filosofia  è innanzitutto una riflessione sulle conoscenze acquisite e sul destino umano e sui grandi problemi del nostro tempo.

Edgar Morin

Edgar Morin,  il grande filosofo e sociologo francese, che l’8 luglio scorso ha compiuto cento anni, è una delle figure più famose e prestigiose della cultura contemporanea; uno dei rari pensatori di oggi che ha compreso e raccolto la sfida che ci pone la complessità. Pensatore transdisciplinare è universalmente conosciuto per aver ideato il pensiero complesso, nella sua opera principale, Il metodo, in cui affronta i complessi problemi caratteristici del nostro tempo, in particolare della relazione tra etica e politica, tra etica e scienza, tra etica ed economia.

Morin, insieme a illustri studiosi come Ilya Prigogine, Francisco Varela, Jean Baudrillard, Niklas Luhmann, è uno dei massimi intellettuali mondiali che, per quanto riguarda il mondo di oggi, difficile da comprendere, afferma che può e deve essere narrato e analizzato con attenzione e con acume. Da molti anni, infatti, il filosofo francese propone una conoscenza capace di superare la frammentazione dei saperi e la separazione della scienza dalla conoscenza, l’incapacità di “abitare” la complessità e di eleggere la Terra a patria comune.

Ha scritto il suo amico e collaboratore Mauro Ceruti che Morin «con la sua epistemologia della complessità reintegra in un progetto enciclopedico monumentale ciò che la modernità prevalente ha separato e disgiunto, l’uomo e la natura, la mente e il corpo, il sapiens e il demens, la ragione e la passione. E in questa particolare visione complessa dell’umano ha saputo leggere, spesso isolato, i segni deboli che annunciavano i tempi nuovi».

Secondo il filosofo Gianluca Bocchi, Edgar Morin è «un pensatore rinascimentale che annulla quelle cristallizzazioni del pensiero in cui la rinuncia alle domande fondamentali della conoscenza rischia di intrappolare le nostre menti».

Nel corso della sua esistenza Morin ha mostrato straordinarie doti di un uomo attaccato all’amore, all’amicizia, al dialogo, alla politica, alla pace, alla cultura, all’arte, alla musica, al cinema, al teatro, alla storia, al presente e al futuro e al rispetto delle libertà.

In diversi momenti della sua ricerca filosofica e in più libri, oltre ad indicare l’orizzonte di un nuovo umanesimo planetario, Morin ha sottolineato la necessità e l’importanza  di una riforma della cultura e dell’educazione globale, all’insegna della complementarietà. Oggi è necessaria una confluenza tra diverse riforme: una riforma culturale e educativa che permetta di affrontare in tutta la sua complessità i problemi fondamentali delle persone in un tempo radicalmente difficile come l’era planetaria.

Secondo papa Francesco il pensatore francese è stato «testimone privilegiato di profondi e rapidi cambiamenti sociali e ha lavorato per la costruzione di una società più giusta e più umana e per il rinnovamento della democrazia». Molti sono gli echi riscontrabili tra il pensiero di Morin e l’enciclica sociale Fratelli tutti (2020).

Nel saggio I sette saperi necessari all’educazione del futuro (2001) Morin affronta la natura complessa della conoscenza e il suo rapporto con  l’incertezza, l’unità bio-psico-antropologica della condizione umana e l’etica

Questi importanti problemi richiedono una nuova formazione, una diversa connessione tra la cultura umanistica (filosofia, letteratura, poesia, arti), le scienze dell’uomo e le scienze naturali per elaborare un nuovo umanesimo e un umanesimo planetario per dar vita a un nuovo Rinascimento.

La cultura umanistica e scientifica hanno le medesime fonti storiche (dalla civiltà greca al Rinascimento), obbediscono alle stesse regole fondamentali della dialogica argomentativa e della discussione critica, hanno lo stesso ideale etico della conoscenza della verità.

È necessario per Edgar Morin, inoltre, superare l’attuale organizzazione del sapere, frammentato in tanti ambiti disciplinari unidimensionali che non comunicano tra loro, attraverso un «pensiero complesso», capace di concepire la multidimensionalità di tutti i problemi importanti che si pongono con l’affermarsi vorticoso dell’era planetaria. È indispensabile produrre un sapere che sia all’altezza delle sfide del nostro tempo. Un cultura della complementarietà, del dialogo tra l’homo prosaicus e l’homo poeticus, tra l’homo faber e l’homo ludens, tra l’homo oeconomicus e l’homo immaginarius.


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