“Richard Jewell”, un eroe che i Media rendono un mostro che viene sbattuto in prima pagina

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Titolo: Richard Jewell

Regia: Clint Eastwood

Soggetto: Marie Brenner (dall’articolo American Nightmare – The Ballad of Richard Jewell)

Sceneggiatura: Billy Ray

Musica: Arturo Sandoval

Produzione Paese: USA 2019

Cast: Paul Walter Hauser, Sam Rockwell, Kathy Bates, Jon Hamm, Olivia Wilde, Dylan Kussman, Wayne Duvall, Mike Pniewski, Nina Arianda, Eric Mendenhall, […]

Clint Eastwood dirige il suo ennesimo film Richard Jewell, in cui descrive dettagliatamente e nei tratti essenziali, con il suo solito stile realistico e con una punta di biasimo nei confronti dell’FBI, una storia vera avvenuta durante le Olimpiadi 1996 ad Atlanta. Si tratta dell’attentato terroristico che produsse due morti e molti feriti, in seguito allo scoppio di una bomba nascosta in uno zaino abbandonato. La bomba prima che scoppiasse venne scoperta da Richard Jewell (che nel film è interpretato da Paul Walter Hauser, l’Ivanhoe del film Oscar BlacKkKlansman di Spike Lee del 2018), una guardia di sicurezza che fece evacuare la maggior parte delle persone presenti senza farcela del tutto.

La Stampa e la TV, cioè i Media, allora creano intorno a Jewell quel regime di verità che lo fa elevare sin da subito ad eroe nazionale per avere salvato molte vite ma, come avviene talvolta a causa di un indagine infondata dell’FBI, la situazione euforica che si era venuta a creare attorno a lui viene di botto annullata perché, come sostiene il detective Tom Shaw (Jon Hamm), si sospetta sempre di chi trova la bomba, come di chi trova il cadavere. E gli stessi Media, che prima avevano glorificato Jewell, ora creano un altro regime di verità (Lo accusano due delle forze più potenti del mondo: il governo degli Stati Uniti e i Media), che ribalta completamente e senza alcun dubbio il precedente responso, riducendo l’onesta e riguardosa guardia (Mi è stato insegnato a rispettare le autorità) a mostro cinico e perfido e come tale viene sbattuto in prima pagina. Richard Jewell rispecchia il profilo dell’attentatore solitario: un bianco frustrato, aspirante poliziotto, che vorrebbe diventare un eroe, così la pensa la giornalista Kathy Scruggs (Olivia Wilde), che scrive e sbatte il “mostro” in prima pagina per evitare il licenziamento, supportata dalla soffiata avuta dal detective Shaw.

Come sostiene il sociologo Andrea Fontana, nel suo ultimo saggio su I regimi di verità, si viene a generare una narrazione-leggenda che influisce sulle percezioni della gente, da cui si crea un sistema di credenze i cui elementi sono i Media appuntio, le Narrazioni che provengono da essi e parimenti le Emozioni che producono. In definitiva, quello che Eastwood fa emergere dal film è che rispetto al passato, quando contava solo la verità dei fatti, oggi leggende e credenze messe in circolazione vengono ad avere la stessa credibilità di notizie reali e accertate, quelle che si chiamano post-verità. (Una precisazione va fatta, in relazione a questo neologismo, come sostiene Marco Biffi, componente della Consulenza Linguistica dell’Accademia della Crusca, in un intervento dal titolo ‘Viviamo nell’epoca della post-verità?’: “La rete ha senza dubbio delineato i connotati fondamentali di questa dimensione oltre la verità. ‘Oltre’ è il significato che qui sembra assumere il prefisso post -invece del consueto ‘dopo’ -: si tratta cioè di un ‘dopo la verità’’ che non ha niente a che fare con la cronologia, ma che sottolinea il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza. E, analizzando le modalità in cui il superamento si concretizza di volta in volta, colpisce la vocazione profetica che la parola nasconde tra le sue lettere: la post-verità, infatti, spesso finisce per scivolare nella verità dei post – come è successo spesso sulla rete proprio in relazione alle campagne politiche legate alla Brexit Brexi o alle elezioni americane).”

Per fortuna che esiste l’effetto Rashomon (in giapponese: la porta nelle mura difensive) perché il tempo fa emergere la verità grazie anche al supporto che Jewell riceve dall’avvocato Watson Bryant (Sam Rockwell) che si adopera in tutti i modi e con tutti gli strumenti per scagionare il suo assistito dall’ingiusta accusa.  Nel frattempo, tuttavia, si sono prodotti dei danni irreparabili su Jewell che prosciolto dalle imputazioni in seguito ad un lungo calvario (il vero attentatore Eric Rudolph venne arrestato sette anni dopo) muore anni dopo di infarto. Danni che poi nessuno è chiamato a pagare.

Quel che il regista mette in risalto con sagace maestria è lo stato confusionale e sconfortante in cui sia Richard che la madre Bobi (Kathy Bates) vengono improvvisamente a trovarsi, e lo scombussolamento che vengono a subire cinicamente e disinvoltamente.

Richard Jewell ha ottenuto una candidatura al premio Oscar 2020 e una candidatura al Golden Globe 2010 per la migliore attrice non protagonista a Kathy Bates, mentre il National Board of Review Awards (NBR) 2019 ha riconosciuto a Paul Walter Hauser la Migliore Performance Rivelazione.

Filmografia

The Beguiled:The Storyteller (1971), Brivido nella notte (1971), Lo straniero senza nome (1973), Breezy (1973), Assassinio sull’Eiger (1975), Il texano dagli occhi di Ghiaccio (1976), L’uomo nel mirino (1977), Bronco Billy (1980), Firefox – Volpe di fuoco (1982), Honkytonk Man (1982), Coraggio … fatti ammazzare (1983), Il cavaliere pallido (1985), Gunny (1986), Bird (1988), Cacciatyore bianco, cuore nero (1990), La recluta 1990), Gli spietati (1992), Un mondo perfetto (1993), I ponti di Madison County (1995), Potere assoluto (1997), Mezzanotte nel giardino del bene e del male (1997), Fino a prova contraria (1999), Space Cowboy (2000), Debito di sangue (2002), Mystic River (2003); Million Dollar Baby (2004); Flags of Our Fathers (2006), Lettere da Iwo Jima (2006), Changeling (2008), Gran Torino (2008), Invictus – L’invincibile (2009), Hereafter (2010), J. Edgar (2011); Jersey Boys (2014), American Sniper (2014), Sully (2016), Ore 15:17 – Attacco al treno (2018), Il corriere – The Mule (2018).

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).