L’angolo delle curiosità: Italo Calvino

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La spinta a scrivere è sempre legata alla mancanza di qualcosa che si vorrebbe conoscere e possedere, a qualcosa che ci sfugge. (Italo Calvino).

          Secondo Ernesto Ferrero lo scrittore multiplo, complesso e stratificato, Italo Calvino, denominato anche Lo scoiattolo della Senna da Fabio Gambaro, detestava i narcisismi dell’Io e voleva essere soltanto una mano che scrive.  In un racconto delle Cosmicomiche spiega la necessità di elaborare una strategia difensiva che alla fine si traduceva nell’aspirazione a diventare invisibile, a vivere soltanto nel bosco della scrittura, perché diffidava della parola parlata perché troppo imprecisa e superficiale.

          Italo Calvino è stato, per Ernesto Ferrero, un uomo della  perplessità sistematica e del dubbio metodico, che fino alla fine ha dubitato di sé.

Per mettersi in moto l’invenzione di Calvino (l’autore del Sentiero dei nidi di ragno, suo primo romanzo), che scattava sempre da una immagine, aveva bisogno di trovarsi di fronte un ostacolo, un’opposizione radicale, una sfida impossibile. Partiva da un paradosso e lo sviluppava con impeccabile rigore logico.

Su tre tavoli di lavoro della casa romana in Piazza Campo Marzio, Italo Calvino, teneva sette cartelle che ospitavano sette progetti di libro. Architetto di sé stesso e virtuoso dell’arte combinatoria, si dannava e si divertiva a disporre in indici ingegnosi le migliaia di pagine che aveva scritto praticamente su ogni oggetto dello scibile. Pagine prevalentemente di saggistica, ma rese lievi da una scrittura cristallina e trasparente, sentita come un servizio pubblico perché riteneva che la peste del linguaggio con le sue patologie aveva colpito la nostra società.

Secondo Marco Belpoliti nell’opera di Italo Calvino centrale è il guardare come strumento principe per la mappatura della realtà. Nel saggio L’occhio di Calvino il critico letterario ha raccolto i testi saggistici di Calvino in sette sezioni: “Disegno”, “Cinema”. “Fotografia”, “Arte”, “Paesaggio”, “Visioni”, “Collezioni”, corredandole di esaurienti note di inquadramento. È una fantasmagoria di dialoghi vertiginosi tra parola e immagine, percezione e procedimenti mentali, individuo e società che gli servono per mettere a fuoco la propria poetica e coinvolgono artisti congeniali come Picasso, Steinberg, Klee e Melotti.

Durante il suo soggiorno parigino durato tredici anni, Italo Calvino si incontrava a Saint-Germain-de-Prés, presso il Café de Flore con Bernardo Valli, inviato speciale a Parigi di la Repubblica, per chiacchierare amichevolmente di libri e di letture.

Nel romanzo Il barone rampante, scritto nel 1957, Italo Calvino racconta la storia di Cosimo di Rondò, vissuto nel VIII secolo a Ombrosa in Liguria, che un giorno decide di abbandonare la terra e di salire su un albero per non discendervi più, vivendo in una specie di mondo areo, più libero e più puro, fino alla morte allorché si aggrappa alla fune di una mongolfiera che lo porta lontano, sul mare infinito.

Per lo scrittore Italo Calvino Le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia che raramente si ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava e capace per cui vale la pena di volere cose buone.

 

 

 


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