Scudetti, primati, promozioni, un palmares di tutto rispetto che noi del basket abbiamo sempre apprezzato. Gianclaudio Pennacchia lo conosco dai banchi della splendida scuola elementare di piazza Dante, con insegnante il maestro Pietro Cardoni. Poi, da bambini, abbiamo deciso di scegliere la palla a spicchi senza mai abbandonarla, siamo sempre presenti sul campo. Fra’ Diavolo lo avrebbe adorato. Il brigante di Itri, famoso per le sue scorribande all’interno della “macchia” tra Garigliano ed Epitaffio, è ammirato e quasi venerato da Gianclaudio Pennacchia, il coach dei tanti miracoli sportivi. “Giangio” è originario proprio di Itri, i l paese di Fra’ Diavolo. Itri prende nome dal latino iter, che significa cammino. Di strada, Gianclaudio ne ha fatta tanta. La furbizia del brigante gli ha insegnato molte cose.

E’ uno che sa trarre il massimo profitto con il minimo sforzo. Lo sanno tutti di quel volpone che riesce a vincere partite già perse, a ribaltare risultati scontati, a trionfare cinque volte in campionati italiani giovanili femminili, a conquistare sei promozioni nella sua carriera di allenatore. Pennacchia – nipote del famoso giornalista Mario Pennacchia – una delle più grosse firme dello sport italiano, è capace di tutto. Negli anni passati ha svolto anche cinque mestieri contemporaneamente, compreso quello di barista in località Le Congiunte in compagnia del suo inseparabile amico Aurelio Scacco da Bari, diventato talent scout della Benetton Treviso.

A Pennacchia non piace raccontarsi, quando lo intervisti, dice sempre: “Fai tu, tanto mi conosci bene. Le risposte degli allenatori sono sempre le stesse, se vinci devi continuare la serie positiva, se perdi devi riscattarti, all’inizio campionato va tutto bene, al termine c’è sempre qualche considerazione da fare per il rinnovo del contratto”. Pennacchia ha perfettamente ragione: il giornalismo sportivo è di una noia mortale. Ripetizioni a non finire, frasi fatte, l’oscar dell’ovvio in tutto e per tutto. Pochi gli esempi in Italia di cambiare registro e migliorare l’aspetto qualitativo.

L’erede di Fra’ Diavolo, quel ragazzo nato a Latina ma con Itri nel cuore, conosce a fondo il suo sport preferito. Al liceo Scientifico Giovan Battista Grassi – nella vecchia sede dell’ex ospedale in via Emanuele Filiberto – Pennacchia studiava nella camera mortuaria, in compagnia di topi ed altri animaletti. Organizzava scioperi ad oltranza, supportato da Giovanni Della Penna e Rino Monti, due big in pensione del Comune di Latina che ne hanno combinate di tutti i colori negli anni mitici del liceo. La scuola fondava gran parte delle sue risorse sulla bravura di un’insegnante di lettere polacca – suor Stefania Balassa – che a Latina nessuno ha mai ricordato ma era davvero un portento, un esempio di bravura, professionalità, profonda cultura umanistica. Pennacchia era un fenomeno in matematica, prendeva 10 a tutti i compiti in classe “commissionati” dal professor Michele Briganti che lo adorava. In italiano e in latino riusciva a dribblare le domande della suora polacca che risiedeva a Campoverde e ogni mattina arriva a scuola al volante di una fiammante Volkswagen blu. Se la cavava anche in filosofia, soprattutto grazie all’amicizia con il professor Tommaso Coco. Nelle ore di educazione fisica – neanche a dirlo – giocava a basket, grazie al campo all’aperto fatto costruire dal segretario Tonino Ragonese e dal professor Tommaso Pennisi, detto Tom Penny da tutti i suoi studenti, invitati a indossare una maglia a dolcevita bianca e una tuta sgargiante fornita dalla famiglia Pistilli, promotrice di Susi Sport, un negozio di via Umberto I. Pennacchia si diplomò con il massimo dei voti, raggiungendo contemporaneamente le alte vette del basket: finali nazionali juniores a Castelfranco Veneto, promozione in serie D, sempre con la casacca dell’AB Latina sul campo dell’arena del Circolo Cittadino.

Gianclaudio trema quando ricorda quel periodo: “Bellissimo, meraviglioso, stupendo, non riesco a dire altro, mi emoziono”. Nel 1976 il buon Gianclaudio conquistò i l titolo di miglior realizzatore di tutta la serie B italiana sempre con l’Associazione Basket Latina, guidata dal tecnico Luciano Marinelli, uno dei principali artefici del boom del cesto in città insieme ad Angelo Muzio e Pino D’Alessandro, ex presidente del Coni. Gianclaudio non si è mai laureato. Gli manca un esame per diventare dottore in matematica. Ha sempre preferito un tranquillo impiego all’Ente provinciale per il turismo. Pennacchia è notissimo in campo nazionale. E’ uno dei pochi latinensi ad avere visibilità anche all’estero, tanto che è stato contattato dalla Federazione di basket irlandese per allenare la squadra nazionale. Pennacchia ha ottenuto affermazioni di rilievo a Cesena, Marino, ha guidato la Cestistica Latina al titolo tricolore Allieve nel 1988 nelle finali di Castrocaro. Sono stati tanti i salti di categoria realizzati da Gianclaudio che nel 1997, alla guida del Cosmos Ab Latina in serie C, ha battuto il record italiano di successi consecutivi, interessando organi informativi di primaria importanza. Il posto preferito da Gianclaudio è proprio al centro della città. Se alle due in punto non si reca al Bar Turi Rizzo, ritrovo abituale di noi cestofili incalliti come Stefano Urgera, Tommaso Morassi, Leonardo Ortenzi, Renato Sabatino, Fabrizio Di Rosa, Nando Celleno, si sente male. Deve passare a tutti i costi al bar per raccontare qualcosa. Gli piace scherzare. Una volta ha inviato un telegramma ad un giocatore convocandolo a un raduno della nazionale azzurra a Bormio. E’ riuscito a fermarlo dopo che il ragazzone aveva già fatto la valigia e sprizzava gioia da tutti i pori. Il coach di Aprilia ha anche l’hobby della caccia, che pratica vicino la sua meravigliosa casetta ad Itri, in località Magliana. Adesso collabora come volontario con la Protezione Animali di Latina.


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Paolo Iannuccelli è nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 2 ottobre 1953, risiede a Nettuno, dopo aver vissuto per oltre cinquant'anni a Latina. Attualmente si occupa di editoria, comunicazione e sport. Una parte fondamentale e importante della sua vita è dedicata allo sport, nelle vesti di atleta, allenatore, dirigente, giornalista, organizzatore, promoter, consulente, nella pallacanestro. In carriera ha vinto sette campionati da coach, sette da presidente. Ha svolto attività di volontariato in strutture ospitanti persone in difficoltà, cercando di aiutare sempre deboli e oppressi. É membro del Panathlon Club International, del Lions Club Terre Pontine e della Unione Nazionale Veterani dello Sport. Nel basket è stato allievo di Asa Nikolic, il più grande allenatore europeo di tutti i tempi. Nel giornalismo sportivo è stato seguito da Aldo Giordani, storico telecronista Rai, fondatore e direttore della rivista Superbasket. Attualmente è presidente della Associazione Basket Latina 1968. Ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali, pubblicato libri tecnici di basket e di storia, costumi e tradizioni locali Ama profondamente Latina e Ponza, la patria del cuore.