“Il cattivo poeta”, ovvero il contrasto drammatico in un uomo tra l’idea di libertà e la sua scomparsa

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Titolo: Il cattivo poeta

Regia: Gianluca Jodice

Soggetto: Gianluca Jodice

Sceneggiatura: Gianluca Jodice

Musiche: Michele Braga

Produzione Paese: Italia, Francia, 2020

Cast: Sergio Castellitto, Francesco Patanè, Tommaso Ragno, Clotilde Courau, Fausto Russo Alesi, Massimiliano Rossi, Elena Bucci, Lidiya Liberman, Janina Rudenska, Lino Musella, Paolo Graziosi, Antonio Piovanelli, Marcello Romolo, Pier Giorgio Bellocchio, […]

 “Il cattivo poeta”, opera prima di Gianluca Jodice, racconta egregiamente e senza sbavature la storia vera ma sconosciuta degli ultimi tre anni di vita di Gabriele D’Annunzio, trascorsi nel Vittoriale degli Italiani, dal 1936 al 1938, anno in cui muore. “Un poeta che – dice il regista – aveva anche perso la sua penna, una specie di Nosferatu che ha subito una damnatio memoriae come pochi altri nel Novecento, un personaggio scomodo, contraddittorio, complesso e dalle mille vite che però il cinema non aveva mai raccontato”.

Attraverso l’interpretazione magistrale di Sergio Castellitto del “poeta vate” (uomo di grande cultura, personalità di rilievo del decadentismo europeo e della storia italiana del XX secolo, divenuto famoso dal punto di vista militare per avere occupato Fiume dal 12 settembre 1919 per circa cinquecento giorni, creandovi un’opera d’arte politica come la descrive l’amante Luisa Baccara (Elena Bucci)), questo film tratteggia in senso metaforico l’incontro tra uno che ha più passato che futuro e uno che ha più futuro che passato. E, a proposito di questo incontro, il professore Francesco Perfetti, membro del Senato dei Saggi, in una trasmissione di Rai Cultura (12/2018) aveva già sostenuto che  L’interventismo, la guerra, la vittoria, la rivendicazione della ‘vittoria mutilata’ e il futuro da assicurare alla nuova Italia, rappresentano il terreno di coltura di un rapporto tra due personaggi diversi tra di loro, diversissimi per formazione politica e per tradizione culturale, che domineranno la scena dei decenni a venire: il poeta immaginifico Gabriele D’Annunzio e il politico realista Benito Mussolini. E questa diversità si coglie indirettamente quando “Il cattivo poeta” confessa al federale Giovanni Comini (ben interpretato da Francesco Patanè alla sua prima performance), con tono malinconico e di profonda delusione, che non sapevamo quel che eravamo e quel che volevamo ed ecco che sappiamo quel che siamo e quel che vogliamo, e, in senso metaforico, di vivere in tempi dal cielo chiuso e quel che oggi sembra grandezza non è che prepotenza. Il Comini – e D’Annunzio lo sa -, viene incaricato da Achille Starace, segretario del partito fascista (Fausto Russo Alesi), di tenere sotto controllo il poeta perché è diventato fastidioso, “cattivo” come un dente guasto, o lo si ricopre d’oro  o lo si estirpa, e ciò potrebbe compromettere la nascente alleanza tra Mussolini e Hitler che viene definito, tra l’altro, un “pagliaccio feroce” e un “ridicolo Nibelungo truccato alla Charlot. “Il cattivo poeta” è un film schietto e ben costruito attraverso le lettere sia del Vate che del Comini per non dimenticare, don’t forget, cosa sia stato e cosa sia il fascismo, la cui la valutazione dello scrittore e giornalista Ennio Flaiano (da Scritti postumi, Bombiani, 1998) collima senza errore di parallasse con il messaggio che il regista vuole dare: … Il Fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di culture, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli ‘altri’ le cause della sua impotenza o sconfitta. Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui. Non ama l’amore, ma il possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l’ascesa al potere. Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des. È superstizioso, vuole essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri. Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre. …

Un altro valore del film è il confronto tra un giovane colto, il federale Giovanni Comini, che crede negli ideali del fascismo di cui vive il fascino ma che ne rimane profondamente deluso, e un vecchio illustre, il Vate Gabriele D’Annunzio, che ha creduto in quegli ideali sia con l’anima che con il corpo, ma che dell’attuale regime prova una profonda delusione e respira i prodromi del grave disastro che verrà. Un confronto alla pari, dunque, tra un giovane e un vecchio che proveranno la medesima delusione e la medesima amarezza con la differenza che il primo avrà la facoltà di cambiare perché ha la vita davanti a sé mentre il secondo non più.

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).