Nel 1930-33 Robert Musil scriveva il poderoso e ponderoso romanzo “L’uomo senza qualità”,un’analisi spietata del suo tempo,una critica beffarda alle presunte qualità, quelle d’accatto tra cui la retorica,il millantato credito, l’arroganza e derivati o sinonimi. Essere,dunque, “senza qualità” significa contrapporsi a quanti -molti- sono erroneamente convinti che di qualità,invece, ne hanno da vendere.Un esemplare o prototipo eccellente è il nostro Salvini alias Salvator mundi -di un mondo immondo-, l’incarnazione perfetta della scissione dell’irrazionale e del razionale propria delle epoche di crisi. La sua abilità sta nel ridurre la realtà – gli accadimenti politici e non- a irrealtà, al loro aspetto “spettrale”: allo spettro della paura, della violenza,sopraffazione, perché no?, dell’oltraggio all’intelligenza e al buon senso comune (oltre che del debito finanziario). Un negazionista della peggiore specie, fautore della ineguaglianza sociale,della sperequazione,insomma, un uomo di ben altra qualità rispetto a quel che si dice un uomo o persona qualificata. E’ pur sempre vero che bisogna toccare con mano per crederci, constatare gli effetti dei risultati etc. Che la storia,purtroppo, non è stata mai maestra di niente e non per colpa sua poiché è la prima ad avere la consapevolezza che è proprio lei, con la politica, a generare i proverbiali,vichiani corsi e ricorsi delle vicende, il ripetersi degli errori,la cancellazione di essi e il ricaderci come se nulla fosse stato. La resistibile ascesa dell’ H2S (Super Homo Salvinius) è stata folgorante nonché dimostrativa di un “popolaccio cinico”(Leopardi), pur sempre borbonico prima che endemicamente “fascista”. Un popolo-fazione più che popolo-nazione, oggi dalla coscienza addormentata o addomesticata da un apprendista stregone, mefistofelico nel senso più misero. Eppure la storia ci ha insegnato che,prima o poi, tutti gli uomini di presunta qualità sono destinati a cadere. Non resta che augurarci che l’Italia, dopo il lungo,penoso buio dell’ “inverno del suo scontento” possa tornare a rivedere le stelle,quelle vere e luminose.
P.S. Qualcuno,su queste “pagine”, con simpatica ironia o benevola malizia, ha comprensibilmente de-scritto del mio di-stendermi paragonandolo a un “lenzuolo a quattro piazze” (efficace battuta!). Ha ragione, solo una replica: non ho mai saputo raccontare barzellette -una frana in materia- probabilmente traviato o deformato da maestri ipermetrici -Anghelopulos, Ronconi, Tolstoj, Musil (il citato romanzo conta di 1470 pgg., un “lenzuolo” per i letti di tutti gli alberghi di Roma o New York!), autori che,vivaddio, non si è obbligati a frequentare! Quanto a me,la mia potrebbe essere una inconscia,sottile reazione o protesta avverso un mezzo di comunicazione che uso non senza un senso di colpa (notino i miei critici lettori l’assonanza!). Comunque sia, la lettura è libera e soggettiva come del resto il voto che, nel caso recente,è fuori di ogni religione (!). FINE ! (gmaul)


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