Titolo: Qui rido io
Regia: Mario Martone
Soggetto: Mario Martone, Ippolita Di Majo
Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita Di Majo
Paese Produzione: Italia, Spagna, 2021
Cast: Toni Servillo, Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta, Eduardo Scarpetta, Lino Musella, Paolo Pierobon, Giovanni Mauriello, Chiara Baffi, Roberto Caccioppoli, Lucrezia Guidone, Elena Ghiaurov, Gigio Morra, Gianfelice Imparato, Iaia Forte, Greta Esposito, Alessandro Manna, Marzia Onorato, Salvatore Battista, Aldo Minei, Tommaso Bianco, Benedetto Casillo, Francesco Di Leva, […]
Qui rido io, il recente film diretto da Mario Martone, è un intreccio molto intricato di affetti sinceri, di contraddizioni e concordanze, di imprevisti, di tradimenti, di grande sagacia mista ad emotività, di dissacrazione dei valori tradizionali della famiglia, di capacità resiliente, e anche di “miseria e nobiltà”. Una trama, in definitiva, di eventi artistici ed irrefrenabili esternazioni passionali che si svolgono in una Napoli briosa e bizzarra e che, attraverso la carica esplosiva e la verace voracità istrionica di Eduardo Scarpetta (Toni Servillo), il popolare attore di teatro napoletano vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, descrivono sia i tratti familiari sia gli angoscianti eventi che lo coinvolgono in un processo giudiziario dalla durata interminabile. Per ciò che riguarda la famiglia, Scarpetta è stato l’inventore della famiglia allargata, in quanto pur essendo sposato con Rosa De Filippo (Maria Nazionale), con la quale ebbe due figli, aveva una relazione costante con Luisa (Cristiana Dell’Anna), nipote della moglie, con la quale ebbe tre figli, all’anagrafe n.n. (nomen nescio): Titina (Marzia Onorato), Eduardo (Alessandro Manna) e Peppino (Salvatore Battista) che prenderanno il cognome della madre De Filippo. E poi – vox populi – tanti altri figli disseminati qua e là per la città data la sua grande popolarità. Per quanto riguarda la disputa legale, essa ebbe inizio dal momento in cui Scarpetta scrisse Il figlio di Iorio (1904), parodia della tragedia La figlia di Iorio del “Vate” Gabriele D’Annunzio, che era stata pubblicata un anno prima. In quel brillante periodo storico, creativo culturalmente e artisticamente, noto come Belle Èpoque, Scarpetta era già al culmine del successo perché con la sua profonda e risonante verve artistica aveva conquistato il pubblico, amante di ilarità e ironia, tant’è che al teatro c’era il sempre-pieno. Gabriele D’Annunzio (Paolo Pierobon), interpellato da Scarpetta sulla pubblicazione della parodia, gli aveva dato solo consenso verbale con la promessa che in seguito non gli avrebbe procurato alcun male. E, invece, alla prima rappresentazione de “Il figlio di Iorio”, il “Vate” lo querelò per plagio, il cui processo, che durò diversi anni, vide due opposte fazioni, una, sostenuta da Salvatore Di Giacomo (Roberto De Francesco), a favore di D’Annunzio, e l’altra patrocinata dal filosofo Benedetto Croce (Lino Musella), che aiutò l’attore perché – spiegò – Il figlio di Iorio non è una contraffazione ma è una parodia … certe dispute sono vane, non esistono teatri più o meno d’arte, esistono gli artisti. ‘A querela, ‘o prociesso, ‘a parodia … sta causa mia m’ha fatte parlà sulo e sbraità, che sconvolse la vita dell’attore che però lottò con decisione perché la forza mia è il pubblico e condannando me condannate una forma d’arte. “Miseria” dunque da una parte e “Nobiltà” dall’altra, scorrettezza e squallore, da una parte, e visibilità e magnanimità, dall’altra, si contrappongono in questo magnifico film, con cui il regista ha voluto mettere in risalto che la grandezza d’animo alla fine, in questo malevolo mondo, è quella che entra in risonanza con le aspettative del grande pubblico. Martone, che con Qui rido io ancora una volta fa grande il cinema napoletano, attraverso una scenografia impeccabile, una ricchezza di contenuti, di cenni e di dettagli essenziali e usando il linguaggio corporeo e l’estro dominante, in particolare, di Toni Servillo, ha costruito emozioni universali e interrogativi che rendono soddisfatto pienamente lo spettatore.
Qui rido io, in certo qual modo ricorda la locuzione “Qui vicit, non est victor, nisi victus fatetur” – riportata negli Annales dello scrittore latino Quinto Ennio, è stato presentato in concorso per il Leone d’oro alla LXXVIII Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2021 suscitando grande entusiasmo nel pubblico.
Filmografia
Morte di un matematico napoletano (1992), Rasoi (1993), Miracoli – Storie per dorti – Episodio Antonio Mastronunzio pittore sannita (1994), L’amore molesto (1995), I vesuviani – Epiosodio La salita (1997), Teatro di guerra (1998), L’odore del sangue (2004), Noi credevamo (2010), Il giovane favloso (2014), Capri-REvolution (2018), Il sindaco del rione Sanità (2019).
Francesco Giuliano
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