Titolo: Un nemico del popolo
Regia: Massimo Popolizio
Soggetto:Henrik Ibsen
Scene: Marco Rossi
Costumi: Gianluca Sbicca
Suono: Maurizio Capitini
Durata: 110 minuti
Luogo: Teatro Argentina
Produzione: Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Cast: Masssimo Popolizio, Maria Paiato, Tommaso Cardarelli, Francesca Ciocchetti, Martin Chishimba, Maria Laila Fernandez, Paolo Musio, Michele Nani, Francesco Bolo Rossini, Flavio Francucci, Luca Mascolo, Cosimo Frascella, Duilio Paciello, Francesco Santagada, Gabriele Zeccarioli
Solo perché esiste una massa di organismi che ha forma umana, non si diventa necessariamente un popolo. Essere popolo è un traguardo che bisogna conquistarsi, è una citazione declamata dal protagonista, dottor Thomas Stockman (Massimo Popolizio), verso il termine della rappresentazione. Da essa si comprende quanto attualissimo sia il senso di questa tragicommedia che analizza metaforicamente e perfettamente il tempo attuale e il comportamento di quella comunità che costituisce uno Stato, a cui viene dato il nome di “popolo”. In effetti, si ripropone l’eterno dilemma universale shakespeariano: essere o non essere, questo è il problema. Essere morale, corretto, sincero, coerente, rispettoso, altruista, da una parte, e, dall’altra, essere il contrario di essere, cioè non essere morale, corretto, coerente, rispettoso, altruista. Questa diatriba che affonda le sue radici nella notte dei tempi e che viene messa in luce dalla scoperta del logos attraverso il filosofo eleatico Parmenide (VI – V sec. a.C.) che nella sua opera Intorno alla Natura scrive: Ebbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie di ricerca che sole sono da pensare: l’una che “è” e che non è possibile che non sia, e questo è il sentiero della Certezza – infatti da essa segue la Verità; l’altra che “non è” e che è necessario che non sia, e io ti dico che questo è un sentiero del tutto inaccessibile: infatti non potresti avere cognizione di ciò che non è – poiché non è possibile -, né potresti esprimerlo. In Un nemico del popolo, infatti, tale questione viene descritta sapientemente e in modo coinvolgente contrapponendo gli archetipi e gli interessi individuali che sono insiti nel carattere rispettivamente di due fratelli, uno scienziato e un politico: il dottor Thomas Stockman, medico responsabile di uno stabilimento termale, e il fratello Peter (magnificamente interpretato da Maria Paiato) che è il sindaco della città. Da una parte, l’uomo scienziato e, dall’altra, l’uomo politico. Da una parte un uomo, uno scienziato, che va alla ricerca della verità e, dall’altra, un uomo, un demagogo, a cui non interessa niente della verità, anzi non sa cosa sia, e che è orientato verso la deriva populista. Da una parte, un uomo dalla morale profonda e integerrima che diventa “nemico del popolo” pur facendone gli interessi e, dall’altra, un uomo politico che pensa di più al tornaconto personale e di quello dei suoi fautori, piuttosto che fare propria la petizione del fratello per contravvenire a conseguenze irreparabili sia individuali che ambientali. A proposito, nel saggio La saggezza della vita, il filosofo A. Schopenhauer sosteneva: che spesso le doti migliori abbiano un numero piccolissimo di ammiratori e che la maggior parte della gente ritenga buono ciò che è cattivo, è un male che si vede quotidianamente. Come si può, però, arginare questa peste? Dubito che questa piaga si lasci staccare dal nostro mondo. Vi è un solo mezzo sulla terra, ma è estremamente difficile: gli stupidi devono diventare saggi. Attenti però! Non lo diventeranno mai. Non riconoscono mai il valore delle cose. La parola conclusiva è dei loro occhi, non dell’intelletto. Lodano eternamente ciò che vale poco perché non hanno mai conosciuto il bene. Tutto ovviamente in sintonia con i tempi moderni ed è questo che coglie emotivamente il pubblico.
Un nemico del popolo presenta le caratteristiche della commedia perché fa sorridere e anche ridere ma, attraverso essa, descrive un dramma che, oggi, è divenuto universale; dramma che si potrebbe ovviare trasformando un’intera comunità in popolo. Perché avvenga questo bisognerebbe lottare per una continua ricerca e combattere l’ignoranza e trasmettere ad ogni individuo la consapevolezza che il mondo per andare per il verso giusto dovrebbe essere retto da competenti e non da arroganti senza scrupolo. Come sosteneva il filosofo Aristotele, è proprio delle persone colte l’attribuire il giusto grado di precisione ad ogni ambito del sapere.
Francesco Giuliano
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