Espressionismo tedesco

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L’attività creatrice in generale si pone come assoluta e attinge alla dimensione dell’inconscio, presentandosi come forma prelogica.                                                                            Herwarth Walden

         Tra i movimenti artistici sorti agli inizi del Novecento, e caratterizzati da un linguaggio rivoluzionario e spesso provocatorio, è da includere l’Espressionismo. Come tendenza artistica d’avanguardia l’Espressionismo, nato in Germania, si è affermato negli anni della prima guerra mondiale e del dopoguerra, in polemica contro l’impressionismo, il naturalismo e il positivismo.  La definizione di espressionismo è rimasta in seguito a indicare tutte le manifestazioni d’arte che desiderano dare libero sfogo a pulsioni interne.

Il gruppo espressionista degli artisti tedeschi si costituì a Dresda nel 1905 ad opera di alcuni giovani pittori accomunati dal desiderio di esprimersi liberamente e con immediatezza il «grido originario» di umanità, di urlare le proprie verità e di denunciare le ipocrisie della società contemporanea. La sensibilità espressionista si espresse in precise ricerche individuali legate al colore, alle tecniche grafiche e interessate tanto all’astrazione quanto a una nuova figurazione.

Come movimento artistico, letterario, musicale, teatrale e cinematografico si manifestò come rivalutazione dell’individualità emotiva dell’artista e del mondo soggettivo (con la contemporanea negazione di ogni forma di oggettività e di realismo), da esprimersi con immediata violenza di linguaggio, contro ogni costrizione di tradizione, di costume, di convenzione sociale nella piena adesione alle più estreme invenzioni fantastiche. L’arte espressionista si contrappose su piano sociale all’ordine borghese e al falso del progresso della civiltà industriale.

Allo studioso e storico dell’arte, Wilhelm R. Worringer è attribuito il primo impiego del termine Espressionismo, coniato in un saggio pubblicato nel 1911 sulla rivista Der Sturm, il più importante organo letterario del movimento fondato e diretto dall’artista ed esperto d’arte tedesco Herwarth Walden.

Il gruppo di Dresda rappresentò la prima fase dell’Espressionismo tedesco con Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938, figura eminente del gruppo), Max Pechstein (1881-1956), Erich Heckel (1883-1970), Karl Schmidt-Rottluff (1884-1976) ed Emil Nolde (1867-1956). Interesse principale di questi pittori era rappresentare la realtà secondo l’emozione che essa suscitava in loro, con il conseguente superamento della riproduzione veristica dei vari soggetti. Questi artisti teorizzarono il rifiuto di ogni naturalismo descrittivo e il ripiegamento su un’introspezione che spesso si esterna in toni violenti e drammatici.

Alcuni princìpi che animarono il gruppo di artisti di Dresda (la Die Brücke, il Ponte) erano contenuti nella Cronaca dell’Unione artistica «Die Brücke» redatta da  Kirchner nel 1913, un anno cruciale denso di eventi per tutti i movimenti di avanguardia:          «Animati dalla fede del progresso, in una nuova generazione di creatori e di amatori d’arte, chiamiamo a raccolta la gioventù, e, come giovani che recano in sé il futuro, vogliamo conquistarci libertà di azione e di vita, di fronte alle vecchie forze così difficili da sradicare. Brücke irradia i nuovi valori dell’arte su tutta la produzione artistica moderna in Germania. Immune da influssi contemporanei, Cubismo, Futurismo ecc., esso lotta per una civiltà umana che costituisca il vero fondamento dell’arte».

Gli Espressionisti tedeschi tracciarono un programma di spontaneità e di immediatezza espressiva che diede luogo a una quasi totale trasposizione della forma in colori. L’uso dei colori accesi fu una costante della loro pittura, anche se poi ogni artista si distinse per le caratteristiche proprie. Il loro linguaggio si fondava sull’uso dei colori violenti e innaturali, sulla costruzione di immagini contorte e deformate, sull’uso di linee spezzate, dure e spigolose. Colori e linee erano sufficienti a comunicare con impetuosa violenza la visione drammatica e pessimistica che questi artisti avevano del mondo e della società in cui vivevano.

All’uso arbitrario dei colori diffuso dai fauves, gli espressionisti tedeschi aggiunsero, anche per suggestione della scultura negra, la deformazione antinaturalistica della figura, in forza di un disegno duro e sommario di effetto molto simile a quello dell’incisione in legno (xilografia), tecnica che quasi tutti praticarono regolarmente.

L’elemento coloristico è fondamentale anche per gli esponenti del gruppo Der Blaue Reiter (1912) di Monaco (Kandinskij, Klee, Marc Chagall) che si collocano nella seconda fase dell’Espressionismo e che hanno avuto soprattutto il merito di aver gettato le basi per la diffusione dell’Astrattismo successivo.


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