Ascoltare le musiche e le canzoni del gruppo sonoro romano “Mardi Gras” fa migrare l’orecchio verso i più grandi cantautori angloamericani e non solo, e, come avviene spesso udendo la buona e gradevole musica, avviene un trasporto graduale ad estraniarsi dalla realtà, tant’è che chiudendo gli occhi scorrono nell’oscurità oculare storie diverse, ma storie umane belle e brutte di grande attualità, che non fanno altro che generare o fare affiorare quei sentimenti genuini che danno vigore all’animo.
Al tempo stesso, credo che ascoltare questa musica faccia entrare in risonanza tutti coloro che nello stesso luogo l’ascoltano, e ne faccia provare all’unisono le stesse emozioni e avvertire le stesse sensazioni individuali, come è successo a me e a chi stava con me generando il superamento dell’immancabile horror quietis. In altre parole questa musica credo che induca a creare un’invisibile rete di relazioni sentimentali che unisce le persone oltre ogni aspettativa tangibile.
Ho avuto, infatti, per circa un’ora e trenta, modo di ascoltare e gustare, attraverso la voce altisonante e nitida di Liina Rätsep, gli splendidi brani, tra cui, per citarne uno per tutti, Come speak to me (2000) di Elisa, presentati al live estivo del 17 luglio scorso nella splendida arena del Killy Joy di Roma e ne sono rimasto colpito. Il gruppo sonoro, composto oltre che dalla cantante Liina Rätsep anche da Fabrizio Fontanelli alla chitarra acustica, Alessandro Matilli al piano, Carlo Di Tore Tosti al basso, Fabrizio Del Marchesato alla chitarra elettrica e Mauro Lopez alla batteria, ha evidenziato inaspettatamente caratteristiche tecniche e distintive pregevoli che lo condurranno ad un alto livello musicale prestigioso.
Francesco Giuliano
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