L’angolo delle curiosità storiche

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L’umanità, per propria natura, tende a darsi una spiegazione del mondo nel quale è nata. È questa la distinzione dalle altre specie.

Elsa Morante

 La divisione fra guelfi (fautori del papa) e ghibellini (fautori dell’imperatore) si verificò durante la lotta violenta fra papato e impero che infuriò al tempo degli imperatori della casa di Svevia (Federico I -1152-1190- e soprattutto suo nipote Federico II -1194-1250). Questa divisione tra due parti o fazioni vedeva schieramenti contrapposti nelle principali città d’Italia nel periodo medievale, soprattutto al tempo di Dante.

Nel 1250 a Firenze, città che godeva di grande prosperità, prevalsero i popolani appoggiati dal papa contro gli aristocratici prevalentemente ghibellini. In questo periodo venne costruito il quarto ponte sull’Arno, detto di Santa Trinità; nella stessa epoca i domenicani finirono di costruire l’ampliamento della loro basilica di Santa Maria Novella e i francescani iniziarono a erigere la nuova Santa Croce. Inoltre si iniziò la costruzione dell’opera più grandiosa della città il Palazzo del Popolo.

Nel giugno del 1289 Dante Alighieri partecipò come combattente a cavallo (feditore) nella battaglia di Campaldino, guerra che la città di Firenze ebbe contro la coalizione ghibellina costituita da Arezzo e Pisa. La vittoria di Campaldino consentì ai guelfi toscani di riprendere il controllo di quasi tutto il contado fiorentino, senese e aretino. Intanto nella compagine guelfa incominciarono ad emergere le due fazioni: i Bianchi, che miravano a una politica moderata e possibilista nei confronti dei ghibellini,  i Neri che erano fautori, al contrario, di uno scontro senza quartiere e fiduciosi dell’appoggio della Curia pontificia e del re di Sicilia.

Dante, dopo l’iscrizione all’Arte dei medici e speziali, dopo aver ricoperto diversi incarichi, prima nel consiglio cittadino dei Cento, poi nel priorato aderì alla fazione moderata dei guelfi bianchi. Si oppose all’intromissione nella vita pubblica della città di Bonifacio VIII (della famiglia Caetani), salito al trono pontificio nel dicembre del 1294. Nei confronti di Dante, dopo il ritorno da una ambasciata presso il papa, fu emessa nel 1302 una sentenza che lo condannava per baratteria (corruzione) a una multa, al confino e alla esclusione dagli uffici. Successivamente, non essendosi presentato al processo, fu condannato all’esilio perpetuo, con minaccia di morte in caso di rientro.

Il fiorino (d’oro fino di 24 carati – 3,537 grammi)  è stata la moneta più pregiata e stabile non solo nella città di Firenze ma in tutta Europa, una specie di «dollaro del Medioevo», insieme con il ducato veneziano detto zecchino.

 Mentre il mondo feudale va in crisi e si affievolisce la produzione culturale di monasteri e corti, si affermano nel Medioevo  i Comuni con un nuovo ceto borghese e intellettuale che si fa artefice della vita politica, economica e culturale.  Protagonisti di questo periodo sono Dante, Petrarca, Boccaccio, san Francesco e Caterina da Siena.

Nel 1347 Cola di Rienzo, un umanista romano di umili origini che sognava la restaurazione della gloria secolare dell’Urbe, fu acclamato a Roma «tribuno della plebe», difensore del popolo umiliato e depredato, promotore della libertà, della giustizia e della pace, assumendo poteri dittatoriali. La situazione sociale e politica nella città “eterna” era andata degenerando dopo il trasferimento del papato in Francia, nella cittadina di Avignone. In assenza dell’autorità del Papa i nobili romani, prepotenti e corrotti (i Colonna, i Caetani e gli Orsini) manifestarono senza limiti e scrupoli uno strapotere e soprattutto una rivalità immorale e antipopolare. Il poeta Francesco Petrarca nelle sue Lettere difese Cola di Rienzo e la libertà di tutti contro la tirannia di pochi, i diritti del popolo contro l’oppressione e l’arbitrio di corrotti aristocratici.

 

 

 

 


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