Lontani ricordi: escursioni domenicali

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Lontani ricordi: le escursioni domenicali

I ricordi sono i più fedeli amici dell’uomo. Sono sempre con te e non ti abbandonano mai, nella buona e nella cattiva sorte. Sono i documenti dell’anima da cui attingere per costruire  le nostre storie, da interpretare per capire quel che siamo stati, in che modo siamo vissuti affinché i nostri figli e nipoti ne tengano conto, giudichino ed agiscano. (Pietro Capuzzimati) 

Durante il mio soggiorno a Firenze, nei primi anni Sessanta, ho incominciato, a scoprire la città che per tanti secoli è stata il crocevia di autori e autrici, la cui memoria è incisa sulle loro abitazioni.

Ho iniziato a passeggiare per il centro storico della città alla ricerca dei luoghi di Dante, seguendo le trentatré lapidi delle terzine tratte dalle tre cantiche (sette dall’Inferno, cinque dal Purgatorio, ventuno dal Paradiso) della Divina Commedia del sommo poeta incise, come pietre parlanti sui diversi edifici.

Con gli amici commilitoni ogni domenica ci divertivamo a ricercare nelle piazze e nelle strade della città le case natali o le abitazioni che hanno ospitato, scrittori, poeti, artisti, personaggi famosi italiani e stranieri.

Con le nostre escursioni abbiamo ritrovato le case dove vissero Vasco Pratolini, pioniere della narrativa neorealista del secondo dopoguerra, l’autore di Metello, Il quartiere, Cronache di poveri amanti, Le ragazze di San Frediano, lo scrittore che ha raccontato la Firenze più umile della prima metà del XX secolo e ha descritto la povera gente dei quartieri popolari che viveva in una «miseria tinta di decoro» e Aldo Palazzeschi, poeta e scrittore (nato in piazza Pitti 22) uno dei protagonisti delle avanguardie artistiche del Novecento; Mario Luzi, Franco Fortini e molti altri.

Non ci siamo limitati, seguendo la toponomastica della città, soltanto a personaggi italiani, ma anche stranieri, per i quali abbiamo ricercato e letto targhe commemorative come quella di Hans Christian Andersen, che soggiornò più volte nella città dei Medici; scrittore danese che rimase talmente affascinato di Firenze e della statua del porcellino che decise di dedicargli una delle sue celebri fiabe, intitolata Il porcellino di bronzo.

Inoltre nei pressi di piazza Pitti abbiamo scoperto la targa che ricorda la lunga permanenza, tra il 1868 e 1869, dello scrittore russo, Fëdor Dostoevskij durante la quale terminò la stesura del romanzo, L’idiota, considerato uno dei massimi capolavori della letteratura universale.

Tra le visite esplorative per conoscere la città, ricordo in particolare quella avvenuta nel monumentale cimitero di Trespiano, il due novembre del 1961 (giorno dei morti) alla scoperta delle tombe dei grandi illustri personaggi legati alla città per rendere omaggio e per dimostrare la mia riconoscenza umana per il loro lascito culturale, politico e spirituale: Giovanni Papini, i fratelli Carlo e Nello Rosselli, Ottone Rosai, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Piero Calamandrei …).

Con questi miei ricordi non ho mai dimenticato ciò che ha scritto il filosofo e giurista italiano Norberto Bobbio: «Nella rimembranza ritrovi te stesso, la tua identità, nonostante i molti anni trascorsi, le mille vicende vissute». Pertanto ricordare, per me, è sempre una forma di conoscenza, di narrazione e di esperienza.

 


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