Il litorale di Ardenza e Antignano tra geologia e storia

Il contributo di Libero Michelucci

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LIVORNO – “Dal mare al colle”, grande successo per il primo dei sei appuntamenti culturali legati al territorio sud della città organizzati dal Consiglio di Zona 5 e dal Comune di Livorno. “Il litorale da Ardenza a Antignano tra geologia e storia” è il titolo della prima conferenza svoltasi ieri al Circolo Arci Pizzi in via della Gherardesca. Prossimo appuntamento sempre al Circolo Arci alle 17 il 6 aprile con “Ardenza, Antignano, Castellaccio e Montenero nella storia” a cura dell’architetto Riccardo Ciorli.

Libero Michelucci

Ecco il contributo del geologo livornese Libero Michelucci:
Cosa abbiamo sotto i piedi all’Ardenza? Abbiamo degli strati molto sottili di sedimenti recenti, sabbia, limi e ciottoli molto sottili. Subito sotto abbiamo la nostra panchina livornese, la nostra roccia che è molto diffusa in tutto il Mediterraneo, Spagna Calabria e molti altri luoghi. La panchina è la testimonianza della sedimentazione e dell’ingresso del mare sulla terra che forma questa calcarenite molto dura che ha lo stesso nome da tutte le parti. Otto nove metri di spessore, dipende dalle zone, in alcune forse meno, ma comunque sempre uno strato importante. Con la panchina livornese sono stati costruiti i portali di ingresso delle ville livornesi di Ardenza, le arcate dei Tre Ponti, i bastioni dell’antico Lazzeretto e molte altre strutture. La panchina si è formata grazie al mare che è rientrato e si è ritirato. Sotto c’è uno strato di argilla. Quanto tempo fa è successo tutto questo? Centomila anni fa, siamo nel Pleistocene. Cosa c’era sul mare? Cosa è rimasto? Chiamiamo argilla azzurra l’argilla sabbiosa che sta sotto la panchina, che è formata da un pacco sedimenti di grandissimo spessore, oltre 50 metri. In realtà in alcune zone si supera pure ampiamente questa misura, per la precisione ai Tre Ponti. Si pensi che in seguito a un sondaggio dell’Enel di anni fa per porre dei cavi lo strato di cui parliamo fu valutato in non meno di cento metri ma potrebbe essere ancora più spesso. Stavolta quanto andiamo indietro nel tempo? Siamo nel Pliocene, circa tre milioni di anni fa. Ci sono altri tipi di rocce all’Ardenza? Se dai Tre ponti facciamo pochi passi a sud, tra l’Hotel Universal e la Scalinata di Antignano, vediamo sotto la passeggiata degli spuntoni di roccia particolare e diversa. Intorno a questi spuntoni si trovano rocce più antiche che risalgono al Miocene e portano alla Buca delle Fate in via San Martino, dove le rocce sono ancora più vecchie, si parla di sette milioni di anni. Questi affioramenti particolari, a poca profondità, presso l’Hotel Universal, sono spessi dieci o undici metri e qui si trovano altre rocce come gessi della stessa età, appena poco in profondità. Spostandoci ancora pochissimo a piedi si trovano sedimenti ancora più antichi che risalgono a tre milioni di anni. Altri cento metri e arriviamo fino alla Scalinata. Qui cambia tutto, invece dell’argilla si trovano strati di rocce contorte del periodo Cretaceo dall’età databile tra i 65 e i100 milioni di anni. Riassumendo, dalla panchina livornese datata centomila anni in pochi minuti camminando si raggiungono rocce di 3 milioni, di sette milioni di anni fa, fino a 65 e 100 milioni di anni. Una situazione di grande interesse perché la natura intorno a noi e il materiale delle rocce ha costituito l’aspetto della nostra città, pensiamo ai Casini di Ardenza o alla Peschiera di epoca romana alla Rotonda. Spostiamoci alla Buca delle Fate in via San Martino nei pressi della curva che dall’Apparizione sale verso Collinaia, dove c’era il vecchio mulino e scorre il Rio Ardenza. Prima del mulino si torna indietro verso via San Martino e si può trovare un anfratto in cui gli speleologi si sono calati per quindici metri trovando dell’acqua. Barbara Bottachiari fu una di queste. Pensiamo che i Vigili del Fuoco in seguito tentarono di mettere in secco i pozzi d’acqua ubicati dove era sita l’ex fabbrica denominata Spica, tramite due pompe dall’enorme portata che restarono in funzione per giorni. Ma l’acqua non fu mai abbassata e addirittura i pali piantati per costruire dei silos nella zona scomparvero sotto terra. Si tratta di un fenomeno assai raro che può voler dire molte cose: da questo anfratto denominato Buca delle Fate, almeno per duecento metri intorno alla zona si celano sotto terra sicuramente altri collegamenti e altri cunicoli naturali molto estesi. Si tratta di un fenomeno carsico, come viene classificato, e arriviamo al calcare e a Monte Tignoso, un poggio qui vicino che non c’è più perché fu distrutto nel 1854 per costruire il porto e il Molo Novo. Il poggio era di calcare e fu totalmente rasato e imbarcato qui ai Tre Ponti perché il materiale venisse trasportato al porto. Sarebbe interessante poter fare una ricerca se ci siano percorsi su questo fenomeno carsico che avviene solo in presenza di calcare, perché è qualcosa di singolare di cui sappiamo poco nonostante il fatto che ce l’abbiamo sotto i piedi, un argomento su cui non si sa nulla e su cui non ci sono risposte. Dall’ingresso ci potrebbero essere altri cunicoli ma è pericoloso entrare e la passione per la speleologia, entrare e fare ispezioni, è una cosa impensabile per le persone normali, si tratta di qualcosa di molto attraente e misterioso ma ovviamente i rischi sono enormi.


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Divento giornalista pubblicista nel 2012 lavorando per Il Tirreno per quattro anni e mezzo nella redazione della cronaca di Livorno, in seguito faccio varie esperienze personali sempre volte ad accrescere la mia esperienza professionale. Ho collaborato con più di un giornale on line, guidandone alcuni, ho lavorato come addetto stampa nel campo della politica, dello sport e dello spettacolo, attualmente affianco la professione giornalistica a quella di scrittore.